
Estate 2001: in tutte le radio impazza il singolo-tormentone "Ossessione Onirica" di Boavida. Non è una stagione come le altre: a Genova va in scena il G8 più discusso della storia, Carlo Giuliani viene ucciso, qualche giorno dopo si consuma la mattanza della scuola Diaz; le Torri Gemelle cadono giù, a settembre, per mano dei terroristi.
Ernesto Celi, in arte Boavida, continua a cantare canzoni disimpegnate perché così vuole la sua etichetta discografica. Interviste, ospitate, il Festivalbar in cui deve esibirsi dopo che una star si è rifiutata di cantare in playback, passeggiando a bocca chiusa sul palco per tutta la durata della canzone. Sono gli anni delle boyband, ma Ernesto – dopo il fallimento dell’album e dell’esperienza sanremese con Ho scritto una canzone – sente che non può continuare a cantare canzoni senz’anima.
Nessuna casa discografica, però, gli dà fiducia. L’alternativa è accettare di scrivere per "Il Mucchio", una fanzine di critica musicale.
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