James Hadley Chase è l’autore che si rinnova di continuo. In ogni suo romanzo, la costruzione non è mai quella del precedente. Qui, con una tecnica televisiva, abbiamo «la voce del narratore», un personaggio non-personaggio, uno strano, ma «autentico» esemplare di quell’umanità che vive nel sottobosco di ogni grande agglomerato urbano. Costui sa tutto del mondo che lo circonda ed è pronto a vuotare il sacco, in cambio d’una lunga catena di boccali di birra. La storia si sviluppa in due direttrici destinate a confluire: da una parte, le avventure di una spassosa banda che sta attuando la più sbalorditiva razzia multipla nelle casseforti dei più ricchi cittadini di Paradise City; dall’altra parte, la drammatica vicenda del «principe consorte» d’una ereditiera inferma, il quale perde la testa per una splendida vietnamita. Per fatalità, il forziere dell’ereditiera è uno degli obiettivi della banda e così accadrà che le due vicende si confondano, con conseguenze disastrose. Odio, gelosia, sesso, rapacità, violenza… gli ingredienti preferiti dall’autore, ci sono tutti. Chase, come ha scritto il critico di “Le Monde”, è un romanziere nato.
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