Poesia scontrosa e solitaria, quella di Rodolfo J. Wilcock, scandita su di un lessico prosastico, irto di termini allotrii: poesia come verifica di una condizione di paura e orrore, mappa stravolta di un universo putrefatto, e perciò tanto più provocatoria (nel senso, finalmente, pieno e consapevole del termine), come un’ininterrotta epistola metrica sull’uomo condannato per verdetto inesorabile all’annientamento, alla morte.
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