Questo secondo volume dell’opera consacrata da Bettelheim alla storia dell’Urss prosegue l’analisi del processo di trasformazione della società sovietica negli anni successivi alla morte di Lenin - ove si era interrotto il primo volume, anch'esso pubblicato in Italia dalla Etas Libri (1975) riscuotendo un notevole successo. Il proposito è qui, in particolare, di ricostruire l’intreccio delle contraddizioni che portano alla crisi economica e politica apertasi all’inizio del 1928 e sfociata, dalla fine del 1929, nel completo abbandono della Nuova Politica Economica inaugurata otto anni prima. Quest’abbandono coincide con la “grande svolta”, come Stalin ha definito quello che è in effetti un mutamento radicale di linea politica avviato già nel 1926. Si tratta dell’adozione di un ambizioso programma di industrializzazione rapida, su grande scala e tecnicamente avanzata, che non solo sacrifica la produzione di beni di consumo, ma strangola l’impresa artigiana rurale e priva l’agricoltura di mezzi di produzione, bloccandone lo sviluppo. Viene così messa in crisi e quindi spezzata quell’alleanza operai-contadini in cui era il senso, l’opzione politica di fondo della concezione originaria e leninista della NEP quale strategia di transizione al socialismo: progetto di trasformazione dei rapporti produttivi e dunque sociali nelle campagne, non mero programma di ricostruzione economica. Col fallimento di questo progetto, che prefigura emblematicamente il corso futuro della sua storia, l’Urss entra nella “rivoluzione dall’alto”: nel periodo dei piani quinquennali, della collettivizzazione forzata dell’agricoltura e dell’industrializzazione accelerata.