
Italian | Bur | PDF scan | 1969 | 384 pages | 29 Mb
Il Defensor pacis (difensore della pace), scritto nel 1324 è l'opera più conosciuta del filosofo Marsilio da Padova in cui, fra l'altro, tratta dell'origine della legge.
Il suo fondamento era il concetto di pace, intesa come base indispensabile dello Stato e come condizione essenziale dell'attività umana. Si tratta di un'opera laica, chiara, priva di retorica, moderna e per alcuni versi ancora attuale.
Alla base dell'ordinamento c'è la volontà comune dei cittadini, superiore a qualsiasi altra volontà. È la volontà dei cittadini che attribuisce al Governo, Pars Principans, il potere di comandare su tutte le altre parti, potere che sempre, e comunque, è un potere delegato, esercitato in nome della volontà popolare. La conseguenza di questo principio era che l'autorità politica non discendeva da Dio o dal papa, ma dal popolo, inteso come sanior et melior pars. In questa ottica egli proponeva che i vescovi venisserro eletti da assemblee popolari e che il potere del papa fosse subordinato a quello del concilio. Il giudizio di Marsilio sulla chiesa come istituzione è molto negativo e lo manifesta con la crudezza di linguaggio che gli è solita quando affronta l'argomento dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa. Lo scalpore suscitato da questa opera obbligò Marsilio a fuggire presso l'imperatore Ludovico il Bavaro, con il quale scese in Italia nel 1327-1328.
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