
Italian | Einaudi | PDF | 2010 | 367 pages | 40 Mb
Ne "La teoria della classe agiata" (1899) Thorstein Veblen sostiene che la proprietà privata non risponde solo a necessità di sussistenza, ma va interpretata come un segno di distinzione e di prestigio sociale che si aggiunge alle qualità personali. Per questo la ricchezza non viene solo accumulata, ma mostrata in società attraverso l'ostentazione di beni costosi; ciò porta anche ad un singolare gusto, per cui il valore estetico di un oggetto è legato strettamente al suo costo economico.
Questa deriva consumistica è tipica in particolare della classe dei capitalisti che vivono di speculazione, senza produrre beni e lucrando sul lavoro di altri. Ad essi Veblen contrappone gli industriali, i tecnici, gli ingegneri, tutti coloro che producono beni effettivi che fanno evolvere la società. Il sociologo statunitense ritiene che questi ultimi finiranno con il prevalere, e che la classe agiata improduttiva, con il suo istinto di rapina, sia destinata a scomparire.
Alla contrapposizione tra classe agiata e classe industriale si lega in Veblen la contrapposizione tra cultura umanistica e cultura tecnologica. La prima è un prodotto dell'ozio della classe agiata e diffonde una visione del mondo magica, anche quando è insegnata nelle Università.
La vera cultura è quella tecnologica, finalizzata all'efficienza del sistema produttivo.
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