Marina Zucchelli - Latte (2026) Anteprima esclusiva

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1959. Nella villa borghese sui colli bolognesi, la giovane madre Olimpia ingaggia Ada, una balia ciociara, per allattare suo figlio. Ma quando i destini delle due donne si incrociano, il prezzo da pagare non è solo il latte materno: è il riscatto da una vita di povertà, la rivelazione di un segreto incestuoso durato trent'anni, e la verità storica su decine di migliaia di bambini abbandonati nell'Italia del Novecento.

Bologna, fine Anni Cinquanta. Olimpia è una giovane donna moderna e istruita, docile alle regole di quella che la sua famiglia ha sempre chiamato "civiltà", una borghesia pigra e conservatrice che l'ha cresciuta per diventare moglie e madre prima ancora di farle conoscere il mondo. Ada, invece, è ciociara, una ragazza del popolo che ha lasciato paese e figli per fare da balia al bambino di Olimpia, abbandonando una quotidianità fatta di stenti ma anche di piccole felicità domestiche per entrare in punta di piedi in una casa nuova, dove imparerà a essere presenza invisibile per nutrire il neonato di un'altra. Hanno volti e maniere lontane, Olimpia e Ada, ma guardandole allo specchio è impossibile non riconoscere in loro una sorellanza di spirito. Si muovono seguendo i ritmi del bambino, si studiano, in una coabitazione fatta di sguardi timidi e sospettosi prima, e via via sempre più allacciati, mentre i giorni scorrono tutti uguali, le tensioni si sciolgono, evolvendosi in un legame inedito e carico di tensione. A intrecciare in modo imprevedibile i destini delle due donne è la storia di Pietro, un bambino abbandonato alla ruota dell'Ospedale Santo Spirito di Roma durante il Ventennio: è un esposto che seguiamo nel suo viaggio di famiglia in famiglia, fino alla scoperta della sua madre biologica. Le voci vivide delle protagoniste ci raccontano di una maternità di sempre, e ci restituiscono con un realismo magico i colori e gli odori di una terra che incantata non è stata mai, la Ciociaria, che nelle parole della balia rivive nelle sue tradizioni e nella durezza della sua civiltà contadina

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