
Bruno Barilli - Il Paese del melodramma (2025)
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Musicista, musicologo, saggista raffinato e stilista d’eccezione, giornalista e inviato in Europa e in Africa, eterno bohémien, punto di riferimento per la prosa italiana: nessuna di queste definizioni riesce a contenere Bruno Barilli, che sfugge a ogni etichetta grazie a una scrittura – «grandine e spruzzaglia di rubini e diamanti», la definì Emilio Cecchi – capace di spostare di continuo i centri di osservazione e i punti di vista della rappresentazione. Quando apparve nel 1930, Il Paese del melodramma fu come un colpo d’ascia inferto alla tavola impeccabilmente apparecchiata dei musicologi «competenti», per i quali Verdi coincideva soltanto con la «verve discreta e senile» del Falstaff . Contro quegli «intellettuali accantonati ed ostili», Barilli rivendicava la grandezza perentoria e insindacabile del Verdi del Trovatore e dell’ Aida . Oggi, che la causa di Verdi è da tempo vinta, il lettore può abbandonarsi alle fascinazioni descrittive ed evocative di questo libro straordinario: agli sfondi ambientali – con la Parma labirintica di «straducole, porticati, tane e borghetti carichi di passione, di violenza e di generosità» –; alle analisi di opere musicali sintetizzate in modo geniale e obliquo, dal Matrimonio segreto al Barbiere di Siviglia ; ai personaggi che animano il racconto, dai grandi musicisti come Cimarosa e Puccini alle «prime donne» del canto, fino al violinista di strada Migliavacca e al contrabbassista virtuoso Giovanni Bottesini.