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Attorno alla figura del capodistnano Pier Paolo Vergerio il Giovane, giurista, nunzio e vescovo riformatore del XVI secolo, Fulvio Tomizza intesse la parabola esemplare nel bene e nel male di un antesignano "uomo di frontiera", già agli inizi divaricato tra almeno due padroni, il Vaticano e la Corte di Vienna, e tra due costanti richiami: la viziata aria di Roma e il severo vento del Nord. Accanto a lui prendono corpo altri personaggi come l'Aretino, i giovani coniugi Asburgo, i papi Clemente VII e Paolo III, Lutero e Calvino, il Bembo e il Della Casa, Vittoria Colonna e Margherita di Navarra. Tomizza li osserva estraendone tutte le anticipazioni possibili, come fossero nostri contemporanei, nello sfondo di una divisione ideologica e politica del mondo, assai simile a quella di oggi. Storia nella storia, puntello psicologico per la campata narrativa di dimensione europea, l'autore nelle pagine d'apertura, raccontandoci la sua Capodistria del dopoguerra, ci fa scivolare addosso il protagonista del suo romanzo, le cui propaggini si allungano fatalmente ai giorni nostri.